L’avanzata della robotica nel mondo del lavoro: cosa dovremmo temere?

L’avanzata della robotica nel mondo del lavoro: cosa dovremmo temere?

E’ innegabile che dal diciannovesimo secolo in poi abbiamo assistito ad un’impennata di robotizzazione e di interferenza tecnologica nel mondo del lavoro. Già con la seconda rivoluzione industriale, i lavoratori tessili avevano fondato il movimento del luddismo per opporsi all’uso di macchine automatizzate che li sostituissero nel lavoro di cucitura.

Da quel momento in poi, le cose sono solo peggiorate (o migliorate, dipende dai punti di vista). Inizialmente, gli esperti e gli scienziati sostenevano che l’inserimento e l’integrazione di macchine e robot nel processo produttivo avrebbe avuto un aspetto unicamente positivo e avrebbe contribuito al rilancio economico.

E così e stato per gran parte del ventesimo secolo, la velocizzazione della produzione ha portato ad un aumento delle richieste e dei consumi con un conseguente aumento dei posti di lavoro: insomma, un ciclo positivo. Ma le cose sono cambiate nel ventunesimo secolo, e continueranno a farlo ad una velocità sempre più sostenuta.

Intelligenza artificiale e sostituzione della manodopera: l’uomo è ancora utile?

Nell’epoca moderna e contemporanea siamo oramai abituati al progresso tecnologico e alla robotizzazione del mondo dell’industria: ogni anno vengono lanciati sul mercato smartphone sempre più sofisticati, computer con più funzioni, la produzione diventa più veloce, vengono costruiti macchinari in grado di compiere interventi chirurgici fino a qualche anno fa impensabili, e così via.

Essendo talmente assorbiti ed abituati all’avanzata tecnologica, spesso non ci rendiamo conto di come anche il mondo del lavoro sia fortemente influenzato e scosso da questi progressi.

Come abbiamo detto, nel ventunesimo secolo, il ciclo positivo di “produzione più veloce uguale più domanda uguale più posti di lavoro” si sta modificando: questo trend è causato dal crescente numero di robot e dispositivi tecnologici in grado di automatizzare e sostituire il lavoro cognitivo umano. Secondo alcune ricerche, pare che il 45% dei lavori umani potrebbero essere sostituiti da dei robot.

Cognizione artificiale ed intelligenza distribuita: ecco cosa dovremmo temere maggiormente

Quando parliamo di cognizione artificiale ed intelligenza distribuita ci riferiamo a tutti quei dispositivi e robot dotati di interfaccia utente, di riconoscimento vocale e di sensori a basso costo, e che possono essere definiti macchine learning.

Spesso in passato si tendeva a pensare che l’intelligenza umana non sarebbe mai potuta essere rimpiazzata da robot e macchine, ma i robot di oggi ci stanno dimostrando il contrario e scienziati ed ingegneri sono riusciti a creare dei macchinari in grado di sostituire l’uomo praticamente in tutto e per tutto.

Questo trend e la velocità con cui il mondo del lavoro sta cambiando può sembrare affascinante da un lato, ma dobbiamo tenere a mente le implicazioni per i lavoratori e le conseguenze a cui potremmo arrivare: la robotizzazione sta invadendo e si sta infiltrando in tutti gli ambienti lavorativi, riusciranno i robot a prendere il sopravvento?